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Le collaborazioni editoriali del dentista di Nettuno: i migliori articoli sull'odontoiatria

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Oltre a occuparsi di chirurgia orale e implantologia nel suo ambulatorio dentistico di Nettuno, il Dott. Tassiello Stefano vanta delle collaborazioni di alto livello anche nell'ambito editoriale, e si impegna nella divulgazione scientifica attraverso articoli scientifici in ambito di estetica odontoiatrica, impianti dentali, denti del giudizio e prevenzione. Di seguito i migliori esiti editoriali delle collaborazioni dello specialista in odontoiatria di Nettuno.

Odontoiatria ed estetica 

L'aumento dell'età media della popolazione e la prospettiva di una migliore qualità di vita, soprattutto nei paesi industrializzati, spingono gli odontoiatri alla ricerca di soluzioni riabilitative sempre più raffinate e complesse. Nella società odierna, il ruolo delle relazioni sociali acquista sempre di più maggiore importanza, ciò determina una crescente richiesta allo specialista di terapie proteiche riabilitative che consentano di raggiungere un ottimo risultato estetico con maggior risparmio di tempo.

La riabilitazione estetica e funzionale delle arcate dentali può essere effettuata con l'applicazione di moderne tecniche esecutive e sofisticati materiali tra le quali l'uso di impianti osteointegrati e faccette estetiche che ormai sono divenute una pratica molto diffusa, con risultati a lungo termine molto favorevoli. Le faccette in porcellana, sono delle sottili lamine in ceramica che vengono cementate sulla superficie esterna (labiale) dei denti anteriori. La preparazione è estremamente conservativa e si mantiene a livello della porzione più superficiale del dente, lo smalto, lo spessore medio si aggira intorno ai 0,5-0,7 mm consentendo il raggiungimento di un notevole risultato estetico.
Le faccette sono consigliate quando si rende necessaria la ricostruzione di elementi dentari malformati, fratturati, in quanto forniscono un rinforzo della struttura dentaria residua, per colmare spazi eccessivi tra i denti (diastemi), o per ricoprire denti discromici qualora il trattamento sbiancante sia risultato poco efficace. Pazienti con parafunzione (sfregamento e serramento dei denti) non sono candidati ideali per un simile trattamento; in questi casi, è consigliabile risolvere la parafunzione prima di procedere alla progettazione di un processo restaurativo. Le faccette in porcellana quindi rappresentano un eccellente trattamento in tutti i casi in cui si voglia migliorare forma, colore dei denti aumentando il piacere del paziente di sorridere liberamente, inoltre possono essere mantenute nel cavo orale per molto tempo se vengono seguiti gli appositi protocolli di fabbricazione da parte del dentista e di mantenimento da parte del paziente.

Altra importante branca in cui l'odontoiatria ha visto negli ultimi anni grandi progressi è sicuramente l'implantologia. Tramite questa è possibile sostituire uno o più denti naturali con altrettanti artificiali. Più precisamente, consente di sostituire le radici naturali con corrispettive sintetiche, riproducendo quindi in maniera estremamente fedele la fisiologia del dente naturale. A questa radice viene fissato l'elemento esterno, detto corona, cioè il dente vero e proprio. In base alle specifiche esigenze, con l'implantologia si può sostituire il dente singolo, realizzare un ponte fisso, una protesi parziale o una protesi completa. Una caratteristica fondamentale dell'implantologia è costituita dal fatto che non va a coinvolgere, se non raramente, i denti naturali adiacenti, fattore rilevante che, diversamente da altre soluzioni protesiche, ne preserva la perfetta integrità.

La perdita di uno o più denti è un fenomeno frequente, non sempre ci si preoccupa delle conseguenze che tale situazione può comportare e di porvi i dovuti rimedi. Quello che in pratica la perdita di denti causa è una specie di effetto domino, cioè una serie di conseguenze collegate le une alle altre. Con la perdita di uno o più denti, lo spazio o gli spazi rimasti vuoti diventano oggetto di "migrazione" degli elementi adiacenti, questi possono inclinarsi in tale spazio e comunque avviene un allargamento dell'arcata. Essendo ancorato direttamente all'osso secondo un principio che segue quello della radice del dente naturale, l'impianto risulterà indipendente dai denti adiacenti, non producendo su di essi alcuna influenza negativa.

Poi, in virtù del fatto che segue la stessa meccanica del dente naturale, l'impianto presenterà una capacità masticatoria molto vicina a quella originaria, capacità che oltretutto nell'utilizzo di molti impianti può essere esplicata addirittura fin dal giorno stesso dell'intervento (il cosiddetto carico immediato). Altro vantaggio che l'impianto presenta rispetto al ponte è costituito dall'effetto benefico che si ottiene sull'osso alveolare, cioè quello al quale è ancorata la radice del dente naturale. La perdita del dente, infatti, ne causa il cosiddetto riassorbimento, cioè una riduzione, che provoca conseguenze a livello di salute orale (come ad esempio retrazione gengivale). Questo avviene a causa di due fattori: la chiusura dello spazio prima occupato dal dente naturale; la perdita di carico, non essendo più coinvolto nel processo di masticazione, che ne causa un'atrofia. Tutto ciò con l'impianto dentale non avviene, in quanto la radice artificiale contribuisce tanto a mantenerne il volume, quanto a produrvi un carico masticatorio del tutto simile a quello del dente naturale, preservandone quindi la salute. L'implantologia è praticamente per tutti.

Considerato che l'impianto va inserito nell'osso alveolare, con il quale deve diventare corpo unico (cosiddetto processo di osteointegrazione) e rappresentare la radice del nuovo dente, un elemento fondamentale per il suo innesto è chiaramente costituito dalla quantità di osso presente. Per questa ragione esistono impianti di varie lunghezze, proprio per adattarsi ad hoc ad ogni specifica situazione. A volte, però, può capitare che l'osso presente non sia sufficiente. Anche in questo caso, ormai non c'è più motivo di scoraggiarsi, esistono infatti tecniche e materiali che consentono di aumentare la quantità di osso e di renderla adeguata all'inserimento con pieno successo degli impianti dentali.

Tuttavia, uno dei primi timori del paziente, ed una delle prime domande che rivolge al dentista nel momento in cui questi gli spiega in cosa consiste un intervento di posizionamento di impianti, sono relativi alla paura che tale intervento possa risultare doloroso. Ebbene, la risposta a tale timore è più che tranquillizzante, se si pensa che normalmente ci sono maggiori possibilità di provare dolore con una semplice estrazione. Infatti, solitamente un intervento di implantologia viene effettuato utilizzando la classica anestesia locale, sufficiente per non far provare al paziente alcun dolore. Anche il post-intervento non costituisce di norma problema in tal senso, e l'indolenzimento o leggero dolore che possono talvolta insorgere, comunque di breve durata, si possono tranquillamente annullare con un antidolorifico che il dentista prescrive sempre dopo ogni intervento o estrazione.

L'impianto dentale è costituito da una struttura in materiale biocompatibile, quindi accolta e accettata dall'organismo, e osteointegrabile, che cioè va a formare un tutt'uno con l'osso alveolare che la ospita. Questi elementi costituiscono i presupposti che consentono agli impianti di poter durare molto a lungo. Alcuni studi parlano di una durata di oltre 20 anni ma è ormai accettato che un impianto posizionato con successo duri tutta la vita.

Oltre alla parte sommersa, ovviamente c'è da considerare la cosiddetta corona (il dente vero e proprio), che è di materiale soggetto a traumi e ad usura, così come capita al dente naturale. Di fatto, l'impianto in toto oggi si avvicina molto alla fisiologia del dente naturale, e di questo prende in molti casi sia i pro sia i contro. Primo elemento che si può evincere da tale considerazione è che la durata di un impianto è strettamente legata alla cura con cui lo si mantiene. E, in conseguenza di ciò, ci sono abitudini che possono preservare e altre che possono danneggiare gli impianti, esattamente come avviene per i denti naturali. Dott. Stefano Tassiello

Come l'implantologia migliora la qualità della vita

La perdita di uno o più denti è un fenomeno che prima o poi riguarda tutti, ma non sempre ci si preoccupa delle conseguenze che tale situazione può comportare. Gli effetti che si producono vanno al di là di quanto comunemente si possa pensare ed è pertanto di fondamentale importanza intervenire quanto prima per evitare che questi possano manifestarsi e produrre danni al cavo orale e all'organismo. Quello che in pratica la perdita di denti causa è una specie di effetto domino cioè una catena di conseguenze collegate une alle altre. Quando si perdono uno o più elementi dentali lo spazio o gli spazi rimasti vuoti diventano oggetto di migrazione da parte dei denti adiacenti creando uno spostamento dell’arcata dentaria con alcune conseguenze:
  • lo spazio che si produce tra i denti causa accumulo di residui di cibo;
  • lo spostamento dell’arcata fa sì che l’occlusione si alteri producendo una ridotta capacità masticatoria, con conseguenze per l’apparato gastro-intestinale;
  • danni all'articolazione temporo-mandibolare;
  • movimenti dei denti antagonisti e limitrofi;
  • riassorbimento osseo con conseguenti retrazioni gengivali;
  • impatto estetico negativo.
Appare così evidente quale sia l’importanza di sostituire gli elementi mancanti al fine di mantenere inalterato l’equilibrio del sistema masticatorio. Attualmente il metodo più sicuro e conservatore al quale il paziente può ricorrere è l’implantologia per la sostituzione di un singolo dente, più denti oppure per sostituire una intera arcata.

L’implantologia orale è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di sostituire i denti mancanti, ricostruendo il patrimonio dentale perduto in modo pressoché analogo a quello naturale senza più ricorrere a fastidiose per quanto sofisticate protesi rimovibili (cosiddette protesi mobili conosciute come dentiere o scheletrati) o a protesi fissate ai denti prossimi a quelli perduti con parziale demolizione di questi ultimi ad uso di pilastri (i cosiddetti ponti).

L'impianto dentale è una vite in titanio, viene inserita nelle ossa mascellari, funzionando quindi da pilastro per sorreggere successivamente la corona protesica. Il titanio è il materiale utilizzato, in quanto non provoca nell'organismo reazioni da corpo estraneo ma anzi stabilisce con l'osso una connessione diretta, che é alla base dell'osteointegrazione, cioè un legame naturale col tessuto osseo.

Occorre ricordare che l’utilizzo della soluzione implantare permette di conservare integri i denti naturali adiacenti allo spazio da colmare in quanto la protesizzazione degli impianti non coinvolge se non di rado anche i denti naturali. Le nuove tecnologie implantari, le avanzate tecniche chirurgiche e il miglioramento delle indagini pre-operatorie hanno permesso negli ultimi tempi di ampliare il numero dei pazienti in grado di ricevere trattamenti implantari.

Restano delle controindicazioni relative a malattie specifiche quali tumori, problematiche epatiche, cardiovascolari, trapianti o disturbi psicologici e psicosi quando queste malattie si presentano a gravi livelli. Ci sono infatti stati clinici di queste malattie compatibili con il trattamento implantare, che hanno solo bisogno di un'attenzione e sicuramente di una maggiore esperienza.

Non esiste un limite di età in "alto", ovvero è possibile trattare con successo pazienti in età avanzata per esempio che hanno superato gli ottanta anni. Al contrario esiste un limite "in basso" poiché non è possibile trattare pazienti in giovane età che non abbiano completato la crescita scheletrica. Tale limite di età è valutabile intorno ai 18 anni per le femmine ed intorno ai 19-20 per i maschi.

Una volta completata la parte protesica fissa su impianti, il paziente esegue il successivo controllo dopo un tempo piuttosto breve, circa 2-3 mesi per una seduta di igiene orale e perimplantare, requisito necessario per la durata e la salute degli impianti.

Denti del giudizio: indicazioni e terapia

Noi tutti siamo portati ad associare il dente del giudizio a terribili agonie. Ma è ciò che ci dobbiamo realmente aspettare? Sono sempre da eliminare?

In virtù della conformazione scheletrica degli individui di razza caucasica, i denti del giudizio sono sostanzialmente "in più". Le arcate dentarie di altre popolazioni, soprattutto africane, hanno spesso maggiore disponibilità di spazio per poter alloggiare correttamente anche il dente del giudizio. Quando lo spazio è assente allora possono verificarsi anche situazioni che portano allo sviluppo di patologie per le quali l’estrazione è spesso indicata. In caso di mancanza di spazio è possibile che il dente del giudizio rimanga incluso, ossia che non compaia in arcata. Spesso nella sua inclusione assume una posizione orizzontale. L’inclusione del dente non è di per se stessa un problema per il quale si renda necessaria l’estrazione e un dente incluso può rimanere tale per tutta la vita. Diventa necessaria se si crea una continuità con l’ambiente orale, poiché, a questo punto, i batteri hanno una strada per colonizzare il dente sepolto. Questo fatto determina facilmente ascessi ripetuti che possono essere curati con antibiotici nella fase acuta, ma che per essere eradicati completamente costringono all’estrazione. In tal caso si parla di "pericoronarite" (ossia infiammazione dei tessuti intorno alla corona del dente) e con l’aggiunta della sintomatologia dolorosa, dell’edema, e del trisma si configura un quadro di "disodontiasi".
Un'altra causa di estrazione è il danno che il dente del giudizio può indurre nel dente che lo precede. Alcuni denti del giudizio, infatti, riescono a favorire processi cariosi, parodontali o riassorbimenti radicolari in virtù di un loro mal posizionamento.

L’estrazione può essere indicata anche per lesioni cariose importanti. Tali denti sono difficili da pulire e per questo sono più facilmente soggetti a carie. Anche il fatto che la loro eruzione sia spesso lenta, con lembi di gengiva mobile che li ricoprono parzialmente, favorisce l’annidamento di batteri cariogeni in zone non detergibili. Quando il dente del giudizio si caria è spesso difficile da curare correttamente e perciò talvolta viene eliminato.

Frequentemente i denti del giudizio superiori sono costretti ad assumere una posizione inclinata verso la guancia e, nei movimenti di lateralità, finiscono per determinare lesioni mucose. Anche questa è una evenienza per la quale si possa ricorrere all’estrazione. Altra causa di estrazione può essere un’interferenza con un trattamento di ortodonzia.

Se il dente del giudizio è posto correttamente in arcata e non determina problemi non va assolutamente tolto. È da considerarsi un dente come un altro. In caso contrario, quando i denti sono completamente estrusi sono più semplici da eliminare rispetto agli inclusi. Nell’ambito degli inclusi i germi e i denti immaturi sono più semplici da estrarre rispetto a denti completamente formati. Anche l’età del paziente influisce: all'aumentare dell’età aumenta la difficoltà. La presenza di strutture anatomiche importanti in continuità con il dente può ulteriormente complicare l’estrazione.

Fortunatamente le attuali procedure diagnostiche consentono di limitare al minimo i rischi connessi a questo intervento. Pertanto, anche l’estrazione di elementi inclusi non determina necessariamente un post-operatorio così terribile come si è spesso portati a pensare, soprattutto se si seguono meticolosamente le indicazioni fornite dal proprio dentista di fiducia.

Ovviamente ogni terapia contempla delle complicanze, ma queste non debbono essere considerate una regola. Sicuramente il dentista di fiducia saprà dare le migliori informazioni in merito ad ogni singolo caso.



Faccette in ceramica: estetica dentale

È universalmente riconosciuto che i denti anteriori, detti anche "denti del sorriso", hanno un'importanza fondamentale nell'estetica del viso e più in generale della persona. È proprio per questo che nel caso in cui si debbano ricostruire parzialmente o integralmente questi denti è indispensabile utilizzare delle tecniche e dei materiali che diano dei risultati assolutamente estetici. Correggere gli inestetismi e i difetti anteriori con le faccette in porcellana è una delle tecniche più valide. La procedura prevede la costruzione di un sottile strato di porcellana dello stesso colore dei denti naturali del paziente e con una forma idonea a migliorare l'estetica dei denti e quindi del sorriso. Questo sottile "guscio di smalto" in porcellana viene quindi tenacemente e definitivamente incollato al dente che presenta i difetti estetici. Vengono chiamate “faccette” in quanto interessano solamente la faccia esterna del dente, cioè la zona estetica dei denti.

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le faccette in porcellana, una volta applicate al dente, sono molto resistenti e durature nel tempo. Questa tecnica consente di migliorare l'estetica dei denti anteriori che presentano delle carie, delle vecchie otturazioni, delle fratture, degli inestetismi di forma (ad esempio denti piccoli o conoidi), degli inestetismi di posizione (ad esempio, spazio tra i denti, o denti leggermente storti), ed in parte inestetismi di colore.
I vantaggi di questa metodica sono rappresentati dagli eccellenti risultati estetici che è possibile ottenere, dai ritocchi minimi che vengono effettuati al dente naturale, dall'elevata resistenza e durata nel tempo. Dal fatto che la porcellana non altera né modifica negli anni il suo colore e la sua forma. Gli svantaggi sono rappresentati dai tempi di realizzazione più lunghi e dai costi maggiori rispetto alle otturazioni o ricostruzioni in materiale composito (cioè le cosiddette “otturazioni bianche”).

Possiamo dire che le faccette in porcellana sono una via di mezzo tra le "corone o capsule in porcellana" e le semplici otturazioni bianche in materiale composito. Le prime comportano il fatto che il dente venga completamente limato e ridotto a 360°, per cui risulta essere piuttosto demolitivo anche se a volte è indispensabile. Mentre per quanto riguarda le "otturazioni bianche in materiale composito" queste vengono normalmente utilizzate per otturazioni di ridotte dimensioni, hanno il vantaggio di essere applicate in una sola seduta e di essere relativamente economiche, hanno lo svantaggio di durare di meno, in quanto sono soggette a cambiamenti di colore e ad usura nel tempo.



Prevenzione in odontoiatria: eziopatogenesi della carie ed igiene orale

L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il concetto di salute come "uno stato di totale benessere fisico, psichico e sociale". In questo panorama-salute, la nostra bocca gioca un ruolo di gran rilievo, e non solo estetico. Perché un'insufficiente igiene della bocca non solo può portare a disturbi fastidiosi tra cui infiammazioni gengivali, carie e paradontite (piorrea), ma può perfino aprire la strada a patologie importanti come le malattie cardiache. Tutti sappiamo che "prevenire è meglio che curare". Niente di meglio, allora, che seguire alcune semplici linee guida da far entrare tra i nostri gesti quotidiani.

All'interno della cavità orale vivono circa 700 specie di batteri, che oltre a colonizzare l'intera superficie dei denti si depositano anche sulla lingua, sulla mucosa di guance, palato e orofaringe. La flora batterica può variare da individuo ad individuo; in condizione di salute vi è un equilibrio tra i vari ceppi di microrganismi, il che impedisce ogni azione distruttiva sui tessuti duri e di sostegno dei denti. La cavità orale costituisce un habitat ideale alla proliferazione batterica perciò, se questi microrganismi non sono rimossi quotidianamente si moltiplicano e si diversificano sempre di più formando la placca batterica, che è l'agente eziologico primario della carie, che distrugge i tessuti duri del dente, e della malattia parodontale che invece colpisce l'insieme delle strutture che circondano e sostengono il dente.

Con la prevenzione primaria si interviene attraverso quelle misure che sono necessarie per impedire l’insorgenza dell’evento patologico: in primo luogo la rimozione e la disgregazione della placca batterica, che è la principale responsabile di carie e paradontite.

LA PLACCA BATTERICA

Pressoché invisibile ad occhio nudo, è un materiale gelatinoso, vischioso, incolore, trasparente che aderisce fortemente ai denti sotto forma di pellicola. La placca batterica è il risultato di una complessa confluenza di microrganismi che ristagnano in bocca relativamente organizzati che assieme a germi e batteri che proliferano nel cavo orale, aderiscono fortemente al dente. La saliva poi v'inserisce minerali vari e completa l'opera perché la sua viscosità facilita l'aderenza dei batteri al dente.

Essa si forma in modo completo nello spazio di 24 ore sul dente pulito. Le sue sedi elettive sono rappresentate dai solchi gengivali dei colletti dentari e dagli spazi interprossimali oltre che dai solchi e dalle fessure occlusali. La placca se non viene pulita via, in circa 20 giorni si mineralizza formando una massa dura e tenace chiamata tartaro (che non è altro che la pietrificazione della placca).

L'unico mezzo per limitare la formazione e la proliferazione della placca batterica è un'appropriata igiene orale. Gli strumenti fondamentali dell'igiene orale sono lo spazzolino ed il filo interdentale.

LA CARIE

La peggior nemica dei nostri denti è la carie. Causata dalla placca e dai suoi metaboliti, da batteri e microrganismi (cariogeni), la carie è un processo distruttivo e di natura infettiva che colpisce i denti e li distrugge: i batteri entrano all'interno del dente e lo deteriorano. La carie è senza dubbio la malattia più diffusa che colpisce il genere umano, tanto da essere considerata la malattia "sociale" nel vero senso della parola. La frequenza varia, a seconda delle statistiche, dal 70% al 97% nell'età scolare.

Eziopatogenesi della carie

    I fattori che determinano il processo morboso della carie sono molteplici: placca batterica / igiene orale
    tempo
    alimentazione / dieta
    ereditarietà.


Le sedi elettive della carie

Le sedi caratteristiche di insorgenza della carie sono quelle dove esistono difetti nella struttura del dente come solchi o fessure congenite dove più facilmente si annida la placca. Il maggior numero di cavità cariose si osserva sulle superfici prossimali (tra un dente e l’altro) e masticatorie dei molari e premolari.

La carie si può debellare con un'adeguata prevenzione eliminando il fattore causale. Constatata ormai da tempo l'impossibilità di risolvere il problema della carie mediante la terapia, sia per l'enorme numero di prestazioni necessarie, sia per l'alto costo sociale dell'intervento, ci si è orientati verso tutte quelle misure profilattiche che sono in grado di ridurne l'incidenza.

    Combattere la formazione ed eliminare la placca batterica attraverso l'igiene orale

    Limitare l'apporto di zucchero, da bandire è l’abitudine di consumare merendine e dolci più volte al giorno nell'intervallo tra i pasti.altrettanto errata è la consuetudine poi di consumare dolci a fine pasto senza far seguire un’opportuna igiene orale.

    Rafforzare lo smalto affinché possa meglio resistere all'attacco degli agenti cariogeni, attraverso la somministrazione di fluoro.

    Un efficace mezzo di prevenzione è rappresentato dalla cosiddetta sigillatura di solchi e fessure della superficie occlusale dei molari subito dopo l'eruzione. Questi denti sono i più colpiti dalla carie, sia per la posizione difficilmente raggiungibile dallo spazzolino, sia per la scarsa manualità del bambino.


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